Mi occupo di formazione della voce, canto e scrivo canzoni. E nonostante tutto io in questo anno ho continuato a cantare. Magre esperienze live, è logico (solo due concerti dal vivo). Molte esperienze on line, concerti, dirette etc. E ho iniziato a dare lezioni on line a persone di tutta Italia e anche all’estero. All’inizio mi pareva di soffocare soltanto all’idea e invece mi sono dovuta attrezzare ed è stata una grande scoperta. L’essere umano è capace di comunicare in molti modi e io sentivo fortissimo il bisogno di misurarmi con una vastità che va ben oltre il mio consueto. Perchè chi si occupa di voce si occupa di comunicazione, il canto non è mai un fatto isolato nella scelta di chi canta, ha sempre a che fare con l’atto del comunicare. Ho incontrato e fatto cantare on line molte persone che si sono rivolte a me per i motivi più svariati. E’ difficile sentirle bene, se uso solo le orecchie. Per riuscire a fare questo salto di paradigma ho dovuto sospendere il giudizio sul mezzo per concentrarmi sul fluire dell’esperienza comunicativa. Cantare per me è come nascere ogni volta. Mi domandavo, sarà possibile lavorare come levatrice di voci in un contesto così diverso? Se penso all’alienazione del corpo non riuscirò a entrare in contatto con nessuno, pensavo. Dovrò acutizzare le mie antenne. Con me esplorano la voce molte donne, ma anche uomini. Si creano relazioni vere, non meno vere di quelle fisiche, dal mio punto di vista. Se penso a Maria (nome di invenzione, per la privacy), una delle persone con cui lavoro dall’inizio del lockdown, vedo una donna che lavorando sulla sua voce sta lavorando sul suo potere e questo per noi donne è sempre un punto dolente. Il lavoro che facciamo la porterà poi trasformata sul piano reale, quando finalmente torneremo anche a poterci incontrare fisicamente. Sono quasi sicura che finalmente l’estate prossima ci incontreremo dal vivo, verrà al festival e credo che sarà un incontro molto emozionante. Noi donne abbiamo risorse magnifiche e un grandissimo potere e non è la dimensione on line che può togliercelo. Non è la pandemia, nella quale al netto dei disagi c’è anche una parte solidale, di partecipazione, di protezione reciproca che se fossero veramente vissute a livello di comunità ci arricchirebbero moltissimo nella nostra umanità. Normalmente il potere noi donne ce lo togliamo da sole, a prescindere dal livello in cui ci troviamo. Tanto è vero che ancora oggi molte donne restano in relazioni violente fino all’estremo e quella è una dimensione del “reale” di certo non positiva. Quanto di onirico c’è nel corpo? E quanto di fisico nella nostra immaginazione? Da questo luogo impervio in cui ci troviamo ora, posso comunque sperimentare gioia, anche senza abbracci? Io dico si. Non voglio usare l’isolamento come una scusa per definirmi in perdita. Certo, voglio fare un concerto con un pubblico vero davanti e non so quando accadrà. Nel frattempo esploro e ricerco, guidata dal mio intuito femminile.